Incontro su testamento biologico ed eutanasia

Incontro U.I.C.I. di Venerdì 22 Giugno 2018

Villa dei Gerani di Vibo Valentia

 

VIVI LA VITA! IL SUO VALORE AL DI LA’ DI TUTTO…

Dal Testamento Biologico all’Eutanasia

 

Tema attuale ed interessante quanto delicato, rivolto particolarmente ai giovani impegnati nello svolgimento del servizio civile.

Durante l’incontro, moderato dal giornalista Francesco Mobilio, con gli aspetti etici trattati da Assunta Reggio e quelli scientifici e normativi da Domenico Teti, abbiamo cercato di sapere, comprendere e riflettere insieme.

Approfondiamo l’argomento!

 

Eutanasia, letteralmente – dal greco – “buona morte”, è il procurare, intenzionalmente e nel suo interesse, la morte di un individuo la cui qualità della vita sia permanentemente compromessa da una malattia, menomazione o condizione psichica.

editato in: 2018-02-20T22:08:07+00:00 da QuiFinanza

Come testimoniano vari casi avvenuti nel nostro Paese, l’eutanasia non è considerata una pratica legale dalla legge italiana. L’ordinamento giuridico, infatti, l’assimila all’omicidio volontario (perseguibile dall’art. 575 del codice penale). Se c’è invece il consenso del soggetto affetto da malattia, si rientra nella fattispecie prevista dall’art. 549, che disciplina l’omicidio del consenziente. Non è previsto nemmeno il suicidio assistito. La conseguenza per questi atti, sono diversi anni di carcere.

Solo nel caso in cui una persona sia tenuta in vita artificialmente da macchinari (e riversi in stato vegetativo), è prevista la possibilità che il giudice decida d’interrompere il presidio sanitario. Nel caso in cui – però - l’individuo, in vita, non avrebbe mai acconsentito alla sospensione, non è possibile procedere. La conditio sine qua non, infatti, è sempre e comunque la volontà dell’interessato. Questo caso, ovviamente, non rientra nella definizione di eutanasia.

Testamento Biologico

Per meglio regolare quest’ultimo aspetto, il 14 dicembre 2017 è stata approvata in via definitiva la legge “Norme in materia di consenso informato e di dichiarazioni di volontà anticipate nei trattamenti sanitari”. Molti la conoscono come “testamento biologico”, e sancisce il diritto della persona a stabilire anticipatamente le sue volontà nel caso in cui si trovi nella posizione di non poterlo fare.

Una persona può disporre le Disposizioni anticipate di trattamento (DAT), che consentono di scegliere – quando se ne ha la possibilità – il tipo di assistenza sanitaria cui dare il proprio accordo. Si può chiedere, in via generica, di non essere rianimati o intubati, e vietare di avviare trattamenti nel caso in cui si vada comunque a versare in uno stato vegetativo o d’incoscienza. Nel caso in cui il medico crede di poter evitare queste situazioni e salvare il paziente, può decidere di disattendere le Disposizioni Anticipate di Trattamento.

In sostanza, Testamento biologico o Dichiarazione Anticipata di Trattamento (DAT) è una dichiarazione di chi sceglie, lucidamente, quale debba essere il proprio destino se si dovesse trovare costretto a restare in vita per mezzo dell’accanimento terapeutico, o collegato continuamente a una macchina che lo tenga in vita, avendo così la capacità di interrompere qualsiasi tipo di terapia grazie a una decisione presa in passato. Questa volontà ha valore legale, perché è “la volontà del paziente”.

 

Vivere o morire? La risposta, per alcuni, è semplice: “Vivere, anche quando le giornate sembrano buie, perché è sempre presente uno spiraglio di luce in fondo al tunnel”.

Altri si chiedono: “E se in fondo a quel tunnel non c'è più luce? Trovarsi in un letto, assistito ventiquattr'ore su ventiquattro, senza la possibilità di svolgere anche la più semplice delle attività giornaliere, senza potersi nemmeno grattarsi la testa, vivendo  in un corpo che è a tutti gli effetti una prigione? Si! Una prigione. Vivere in una prigione e sapere con certezza che le sbarre non potranno mai essere distrutte, si può considerare ancora vivere?”

Queste domande sorgono spontanee quando si legge sui giornali, sui siti internet e quando si vedono alcune trasmissioni che raccontano la storia dei malati terminali, di coloro che non hanno alcuna speranza di stare meglio e che, col passare del tempo, saranno sempre più dipendenti dagli altri, o peggio ancora dalle macchine. E ogni giorno devono assumere una quantità indefinita di medicinali per alleviare le proprie sofferenze. Vita o non vita? Forse, non sta a noi deciderlo. Ma è giusto che decida, in assoluta lucidità, del proprio vivere o morire chi deve sopportare un fardello dal peso inimmaginabile, condiviso dalle uniche persone che gli vogliono bene e che, forse, accetterebbero ogni sua decisione? La decisione di continuare a vivere, o di morire – probabilmente avendo la speranza di una vita migliore.

 

C’è chi fonda il “no” al testamento biologico nella morale e chi si chiede, invece: “Chi è che stabilisce se sia immorale decidere di abbandonare una sofferenza lunga una vita?”.  La maggior parte degli esponenti della Chiesa sono contrari a Testamento Biologico ed Eutanasia e fanno leva sul valore della vita donataci da Dio. Ma c’è chi non crede proprio si possa parlare ancora di vita se si è costretti a passare un’intera esistenza  a fissare un soffitto, sempre che si abbia ancora il privilegio di vedere.L’invito rivolto a tutti è quello di pensarci, approfondendo la tematica.